Per la festa della donna..


 

La festa della donna è una “scusa” per pubblicare questo racconto, che descrive una storia vera, di una “donna con cane”. Conosco la protagonista e chi ha scritto è una mia cara amica. Ci tengo a riprecisare che della festa della donna non mi importa, mi da pure un po’ fastidio, e so in tutto l’anno la sera in cui sicuramente non esco! (sembra che abbiamo solo quel giorno di libertà)
. La donna può festeggiare tutti i giorni con quello che fa.


AGNESE

Ti ho incontrata in un assolato pomeriggio di settembre, tu camminavi spingendo un carrello stracarico e al tuo fianco camminava un cagnolino dal pelo biondo e dagli occhi furbi e vigili
Mi sei passata accanto e mi hai sorriso, un sorriso dolce in un viso ancora giovane ma segnato dal sole, dal vento…dalla vita.
Nonostante il tuo sguardo fosse fiero e il tuo passo deciso, dentro di me, ho subito intuito che, quella fierezza e quell’incedere sicuro erano solo apparenti
. Ho cercato di cacciare via i pensieri tristi, ho cercato di convincermi che eri una signora qualunque con la sua vita ordinaria che tornava dopo aver fatto la spesa al supermercato, ho lottato disperatamente con me stessa per dimenticarti…non volevo sapere chi fossi…da dove venissi…ma i tuoi occhi mi erano rimasti dentro, il tuo sguardo non mi abbandonava e così, ho iniziato a chiedere…… a fare domande ed è venuta fuori la tua storia.
La storia di una donna qualsiasi, con la sua vita, la sua famiglia, una storia come tante
. Una donna con una casa dove vivere, con un marito, un figlio…e la vita di tutti i giorni che scorre lenta o veloce, forse sempre uguale o diversa ma una vita fatta di sicurezza e stabilità
. Poi, nello spazio di un attimo, tutto è svanito…
Non so esattamente cosa sia successo, la vita a volte ci fa dei doni e non chiede nulla in cambio, a volte invece, ad un certo punto, esige un tributo.
Mentre ascoltavo quei frammenti della tua vita che mi venivano descritti, ho rivisto il carrello e ho capito…...trasportavi lì dentro tutto ciò che ti era rimasto…...qualche coperta, degli abiti, poche misere cose… ma erano tutto il tuo mondo, insieme al tuo cagnolino che non ti abbandonava mai.
Allora per me non c’è più stata pace, ho fatto impazzire la mia famiglia, ho urlato, ho pianto ho chiesto aiuto a chi potevo, io stessa ho fatto tutto quanto ho potuto ma…è niente! Niente di tutto quello che avrei voluto per te.
Nella mia ricerca di aiuto ho incontrato, come al solito, persone che mi hanno guardata con compassione, con scherno…ma la cosa che mi ha ferita di più è stata l’indifferenza!
Ho ancora nelle orecchie le frasi:”Ma ti preoccupi per quella? Ma se magari sta meglio di noi!”
“Ma chi te lo fa fare! Lascia perdere
.” Poi però ho scoperto che non ero sola in questa mia battaglia…altre persone, come me, avevano capito…..come può una persona che “Sta meglio di noi” vivere sotto la pensilina di un bus…come può “costruirsi” una “casetta” con un telo di nylon, appoggiare tutte le sue cose sulla panchina, mangiare quello che capita e dormire li, vivere così…giorno dopo giorno…notte dopo notte
…. Intanto ottobre era arrivato e anche i primi freddi.
La sera uscivo dall’ufficio e il mio sguardo andava a quella pensilina e ti vedevo li…
La mattina, quando arrivavo, speravo di non trovarti più, speravo che qualcuno mi dicesse:”Agnese ha trovato una casa, Agnese è al sicuro!”
Invece i giorni passavano e via via, la tua “casa-pensilina” era diventata una tappa obbligata per me e per le persone che come me si struggevano nel vederti vivere così…
Chi ti portava delle coperte, chi degli abiti, chi un piatto di minestra calda…quanta fatica per convincerti ad accettare quelle poche cose! Tu non chiedevi nulla, non volevi nulla, nel tuo italiano un po’ stentato chiedevi solo:”Avete visto mio figlio?”
Tutti scuotevano la testa…e i tuoi occhi si riempivano di lacrime.
Non ho mai osato chiederti di più perché mi è bastato il tuo sguardo, lo sguardo di una madre che cerca disperatamente suo figlio…e così anche le altre persone, rispettando il tuo dolore non chiedevano, non facevano domande… scambiavamo due chiacchiere, una carezza ma poi…noi tornavamo nelle nostre case, al caldo, al sicuro e tu eri sempre li.
Cosa succederà, mi dicevo, quando arriverà il freddo vero? La pioggia? La neve?
Come è possibile che non ci sia una casa, una stanza per Agnese? Poi finalmente qualcuno ti ha trovato una casa, ma dovevi abbandonare il tuo cagnolino e tu hai scelto lui. Hai rinunciato al tepore di una casa, all’acqua corrente, ad un letto vero su cui dormire…per lui….
Quante critiche allora! Quanti:”Allora che si aggiusti….se l’è voluta lei!” “Ma come fanno a non capire”, mi dicevo io, “come fanno a non capire che lui è tutto quello che le è rimasto!”
Quando sei solo al mondo…quando cammini in mezzo all’indifferenza e alla diffidenza…quando non hai più niente per cui valga la pena di vivere……come possono chiederti di rinunciare a quel “coso” peloso che non t’ha abbandonata mai? L’unico compagno nelle eterne notti sotto la pensilina, l’unico che ti sia veramente vicino….
“E’ finita” mi sono detta”adesso nessuno vorrà più aiutarla.”
E invece mi sbagliavo. Ancora una volta, qualcuno con un cuore vero ti ha aiutata e ti ha donato una piccola roulotte. Un sollievo vederti abbandonare la tua casa-pensilina per trasferirti con il tuo cagnolino nella “casetta” che finalmente ti garantiva un riparo dalla pioggia, dal vento gelido e dal pericolo delle notti passate all’aperto.
La roulotte ora non riuscivo più a vederla dal mio ufficio! Così qualche giorno prima di Natale, dopo che per giorni non ti avevo più vista,dopo aver chiesto a tutti quelli che incontravo: “Ha visto Agnese?”-“Mi scusi, per favore ha incontrato per caso quella signora che vive nella roulotte?” Tutti mi dicevano che no, non ti avevano più vista da giorni…
Cosi’ dicevo, quella sera, poco prima di Natale, sono uscita di corsa dall’ufficio, era buio e di buon passo mi sono diretta verso il posto dove c’era la roulotte ma a mano a mano che i minuti passavano l’ansia cresceva dentro di me ed allora mi sono messa a correre, sempre più in fretta e finalmente sono arrivata e ti ho vista mentre cercavi di aprirti una stradina tra la neve…che bello vederti sana e salva…vedere il tuo sorriso e… tanta era la contentezza che nell’avvicinarmi non mi sono accorta di una piantina semisepolta dalla neve che tu avevi messo lì…all’ingresso della tua casina…e l’ho rovesciata a terra! Che tenerezza però vedere quella voglia di “fare casa” a tutti i costi…anche con una piccola piantina!
Malgrado ciò e nonostante tu sia una persona discreta e riservata, nonostante tu, non so come, senza luce e acqua corrente, riesca sempre ad essere pulita ed ordinata, nonostante tu tenga la tua roulotte e la zona circostante a posto e in ordine, ho sentito dire che alcune persone vogliono cacciarti via perché porti “degrado” nella zona dove abitano!!!???!!
Spero di incontrarle queste persone, faccia a faccia, per dire loro che il “degrado” non sei tu…il “degrado” sono loro stessi…con il loro finto perbenismo e le loro case ”linde e profumate”….ma piene di…..niente!!! Vuote…assolutamente…ineluttabilmente…inequivocabilmente vuote!!! Come le loro anime…ammesso che ne abbiano una di anima!
In queste notti, più che mai, mentre la neve fitta fitta scendeva giù, il mio pensiero e le mie preghiere erano con te!
Ricordi qualche tempo fa, quando ti dissi:”Passerà Agnese vedrai…tutto passerà…sii forte e non mollare…verranno giorni migliori…devono venire!”
Oggi, voglio che questa giornata dedicata all’amore sia tutta per te…per un futuro più sereno, perché tu possa riabbracciare presto...prestissimo tuo figlio e perché insieme possiate ricominciare una nuova vita, in una casa vera, lasciando fuori dalla porta il freddo, il gelo e…la cattiveria e l’indifferenza della gente.

Anna

 






 

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